Come siamo nati
Quando ho visto per la prima volta queste grandi fotografie in bianco e nero, stampate manualmente come si soleva fare un tempo, la cui bellezza e intensità pare, ancora oggi, immutata, ho pensato che non potessero rimanere nascoste. Parevano gridarmi “vogliamo uscire, essere viste, ritornare a respirare l’aria tipica ferrarese: intrisa di storia, di magia, di benevola malinconia e di bellezza, ma anche di fatica, di oppressione e di speranza”.
Ferrara trovo sia, per certi versi, comparabile all’Opera Lirica: o te ne innamori subito o impari ad amarla. Oggettivamente è Bella. Sa essere tanto accogliente quanto difficile. Il suo continuo contrasto tra l’epoca estense e quella attuale pare talvolta colpirti come una stilettata. La sua atmosfera neorealistica ti coglie di sorpresa mentre passeggi nei vicoli storici e meno battuti. L’aura magica ti avvolge nelle serate invernali percorrendo le vie avvolte dalla nebbia. La bellezza architettonica ti riempie gli occhi volgendo lo sguardo in alto a cogliere piccoli particolari.
… E come un moto in salita o discesa proprio delle scale ci ritroviamo a passeggiare …
D’altronde, banalmente, “la vita è fatta a scale: c’è chi scende, c’è chi sale”. Ecco per me la scala è come l’Araba Fenice che rinasce sempre dalle sue ceneri (top & down/alto e basso)
Ok i più maliziosi penseranno anche ad altro, ma d’altro canto la vita è sempre un su – da quando nasci, cresci e ti evolvi – e un giù – la maturità e l’anzianità che ci accompagna al temine della nostra esistenza terrena. È la circolarità della vita, dell’esistenza, però – e qui ritornano i nostri Monumenti – osservando Ferrara, respirandone il mood, la certezza di solidità tangibile e imperterrita di presenta a noi – ad esempio – con le scale per entrare in Municipio o quelle per scendere nelle segrete del Castello Estense … e il nostro viaggio continua.
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